I fell in love with Italy when I visited Rome 20 years ago. I only understood a few words of Italian at that time but wanted to learn. When I came home, I tried learning for pleasure, with limited success, but continued exploring the country, learning a few more words each time. I decided to go to university five years ago, at the age of 50. I had planned to study Ancient History but discovered that there was a Beginner’s Italian course.
It is fair to say that languages weren’t my best subject at school, so I was worried that I would find it difficult to understand, but my love of the language and the approach to learning which taught an aspect of vocabulary and grammar each week and then used it to explore aspects of Italian life, such as the history of the language or Italian food, worked well for me. As my confidence grew, I quickly increased the number of Italian language and culture courses in my programme of study, for example, studying Italian cinema, history and sociolinguistics, and I found that being immersed in all things Italian really helped.
Additionally, as we have a big Italian community in Liverpool, I made loads of Italian friends who have helped me, as did my fellow students who made me feel part of the group and gave me advice about how to learn a language.
I visited Italy after my first year of study and I remember thinking that it felt like seeing the same city but in HD! As an example, as I could speak Italian, I could navigate a website more easily and choose a tour in Italian, and was able to book a ticket to explore the underground area of the Colosseum, which were usually sold out, and the owner of the hotel recommended restaurants that weren’t full of tourists.
The idea of spending a year in Bari as the oldest Erasmus student in town worried me, but I had so much fun, meeting old and new friends and their families, explored Puglia on the train, popping over to Palermo to meet my classmates and was welcomed by the family of my Sicilian tandem language partner who lives in Liverpool. My accent isn’t perfect, but I had conversations with loads of people and occasionally surprised them with a subjective (which usually received a ‘bravissima!’). I felt part of the community. My proudest moment during my experience at the university was taking a 25 minute oral exam about 500 years of Italian history that also allowed me to better understand many aspects of Italian life.
Since coming home, I have continued with some of my Italian routines, for example, I still have dinner later, I roast vegetables, I have more types of pasta in the kitchen and I am addicted to Italian TV Crime drama. I graduated in Italian Studies from my beloved Italian Department at the University of Liverpool.
To conclude, I’ve come to believe that you don’t learn a language, you learn a culture. Amongst other things, I’ve learnt that turnip tops are lovely, never to put parmesan on seafood pasta and that everyone should read Gianrico Carofiglio, but, above all, to remember my experience when I meet someone learning my language, English, as they are probably going through the same cultural learning curve as I did.
Un linguaggio diverso è una diversa visione della vita. (Federico Fellini)
20 anni fa, sono andata a Roma per la prima volta e mi sono innamorata dell’Italia. A quel tempo conoscevo solo qualche parola d’italiano, ma volevo impararlo. Quando sono tornata a casa ho provato a studiare la lingua per piacere, con successo limitato, ma ho continuato a esplorare il Paese, imparando ogni volta qualche parola in più. 5 anni fa, avevo 50 anni e ho deciso di iscrivermi all’università. Avrei voluto studiare solo storia antica, ma ho scoperto un corso di italiano per principianti.
È giusto dire che le lingue non erano le mie materie migliori a scuola, quindi ero preoccupata che avrei faticato a comprendere, ma il mio amore per l’italiano e l’approccio all’apprendimento che, ogni settimana, insegnava un aspetto della grammatica e del lessico e l’usava per esplorare aspetti della vita italiana, come la storia della lingua o il cibo italiano, ha funzionato bene per me. A seguito della crescita della mia autostima, ho subito aumentato il numero dei corsi di lingua e cultura italiane nel mio corso di studi, per esempio, studiando cinema italiano, storia e sociolinguistica, e scoprendo che mi aiutava a immergermi in tutto ciò che è italiano.
Inoltre, dato che abbiamo una grande comunità italiana a Liverpool, ho tanti amici italiani che mi hanno aiutato, così come i miei compagni di studio che mi ha fatto sentire parte del gruppo e mi hanno dato consigli su come studiare una lingua.
Dopo il mio primo anno di studio d’italiano, sono andata in Italia e ricordo di aver pensato che fosse come vedere la stessa città ma in HD! Per esempio, perché parlando italiano potevo navigare meglio su un sito web e scegliere un tour in lingua italiana, sono riuscita a prenotare un biglietto per esplorare i sotterranei del Colosseo, che di solito è sempre tutto prenotato, e la proprietaria dell’albergo mi ha suggerito i ristoranti non frequentati dai turisti.
L’idea di trascorrere un anno a Bari come la studentessa Erasmus più “matura” della città mi preoccupava, ma è stato molto divertente: ho incontrato amici vecchi e nuovi, e le loro famiglie, ho esplorato la Puglia in treno, saltando a Palermo per incontrare i miei compagni di corso, e sono stata accolta dalla famiglia della mia partner linguistica siciliana con cui avevo creato un tandem a Liverpool. Il mio accento italiano non è perfetto, ma facevo conversazione con molte persone e occasionalmente li sorprendevo con un congiuntivo (chedi solito ottiene un “bravissima!”). Mi sentivo parte della comunità. Il momento della mia esperienza universitaria che mi ha reso più orgogliosa è stato quando ho sostenuto un esame orale di 25 minuti su circa 500 anni di storia italiana, che mi ha permesso anche di comprendere meglio molti aspetti della vita italiana.
Quando sono tornata a casa, ho mantenuto alcune delle mie abitudini italiane, per esempio, continuo a cenare più tardi, faccio le verdure arrosto, ho più tipi di pasta nella mia cucina e sono dipendente dai programmi polizieschi italiani. Mi sono laureata in ‘Italian Studies’, presso il mio amato Dipartimento d’Italiano all’Università di Liverpool.
In conclusione, secondo me, non si impara una lingua, si impara una cultura. Tra l’altro, ho imparato che le cime di rapa sono deliziose, non si mette mai il parmigiano sulla pasta ai frutti di mare e che tutti dovrebbero leggere Gianrico Carofiglio, ma soprattutto, quando incontro qualcuno che studia la mia lingua, l’inglese, mi ricordo della mia esperienza: probabilmente stanno attraversando la stessa curva di apprendimento culturale.